Galileo :: Giornale di scienza e problemi globali » Nanomaquillage per antiche bellezzeDagli affreschi, ai libri, agli oggetti in legno, oggi le tecniche di restauro sfruttano sempre più le conoscenze della fisica della materia condensata. Se ne parla a Cmd22, a Roma dal 25 al 29 agosto
di Tiziana Moriconi
Questa tecnica ha preso il via con il restauro degli affreschi, poi si è passati alla carta e ora si comincia ad applicare gli stessi principi agli antichi velieri in legno. Nel caso della conservazione delle opere letterarie o, in generale, in cellulosa, le nanoparticelle di idrossido di calcio (ancora meglio di magnesio) funzionano perché sono basiche, dunque possono essere usate anche per riportare a pH neutro i libri che la naturale acidificazione della carta sta deteriorando. Quella che distrugge le molecole di cellulosa è una reazione autocatalitica, cioè che si auto implementa: man mano che la carta si degrada, si produce un composto acido che aumenta la velocità del deperimento. In questo caso la tecnica fa riguadagnare un po’ della proprietà meccanica e arresta il degrado almeno finché la carta resta a un pH neutro. Il vantaggio delle nanoparticelle è che reagiscono velocemente - soprattutto considerata l’ampiezza della superficie da trattare. L’anidride carbonica contenuta nell’aria, infatti, arriva subito a destinazione e si formano immediatamente i carbonati di calcio e magnesio che restaurano la carta. L’eccesso di questi composti impedisce che la carta torni acida per i successivi 50, 100, o persino 200 anni. L’altro vantaggio di usare particelle così piccole è che non causano alcuna alterazione della qualità estetica e tattile delle opere.
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