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martedì, gennaio 10, 2012

Il libro salvato dall'alluvione rinasce grazie al congelamento - Corriere Fiorentino

Il libro salvato dall'alluvione rinasce grazie al congelamento - Corriere Fiorentino: Il libro salvato dall'alluvione
rinasce grazie al congelamento
I preziosi volumi del XV-XVII secolo dell'Archivio storico di Aulla, finiti sotto il fango, congelati nelle celle frigorifere fornite dalla Bofrost e della Mercafir

Visti così, conservati in quattro grandi freezer, in sacchetti rosa con l'etichetta che ne indica il contenuto, sembrano maxi scorte di surgelati. Invece sono preziosi volumi del XV-XVII secolo dell'Archivio storico di Aulla, finiti sotto il fango durante l'alluvione che ha colpito la Lunigiana il 25 ottobre scorso. Sono stati recuperati dalla melma da studenti e volontari, congelati nelle celle frigorifere fornite dalla Bofrost e della Mercafir, e ora una parte è nel laboratorio di restauro della Biblioteca Nazionale, nell'ex Convento di S. Ambrogio, per essere trattata. Il freddo ha trasformato i libri in pesanti blocchi di ghiaccio (anche 7 chili), ma li ha salvati. «Congelandoli si è fermato lo sviluppo di microrganismi» spiega Alessandro Sidoti, uno dei restauratori, aprendo i freezer e mostrando i quasi 300 libri conservati. Sono qui in attesa di essere liofilizzati e puliti.

In quello che sembra un forno da cucina, ma è un liofilizzatore che frutta basse temperature e pressione, vengono scongelati e asciugati: il ghiaccio sublima e il fango diventa una polvere finissima da spazzare via con un pennellino. «Questo metodo di asciugatura ha vari vantaggi: l'acqua rimane dov'è, il fango non penetra nella carta, non fa sciogliere la collatura, che quindi non migra verso l'esterno della pagina, evitando che si formino gore o che le pagine si incollino». In questo caso, per liofilizzare un volume ci vogliono anche dieci giorni, tanta è l'acqua che impregna le pagine. Per i libri di Aulla i danni sono stati, letteralmente, congelati. Non si può dire lo stesso, invece, per le opere della Nazionale, alluvionate nel '66 . «I nostri libri sono stati nell'acqua a lungo, il materiale è stato asciugato via via, ma mentre un libro veniva asciugato gli altri si danneggiavano ancora di più, molti poi sono stati essiccati ad alte temperature». Risultato: margini sfrangiati, copertine in cuoio abbrustolite, pagine appiccicate tra loro, “colla” addensata.

I libri però sono stati salvati e gli errori inevitabilmente commessi hanno insegnato molto su come trattare i volumi bagnati. «Non ultimo che i disastri si devono prevenire, per quanto è possibile» conclude Alessandro. La Biblioteca ora ha un piano di pronto intervento per affrontare i vari rischi a cui sono esposti i libri e ogni dipendente porta con sé un prezioso vademecum con le azioni da compiere in caso di emergenza. E' lo stesso che è stato mandato ad Aulla immediatamente dopo l'alluvione e che ha permesso di salvare molti volumi colpiti. «Il nostro lavoro sui libri alluvionati nel 1966 è stato ed è molto invasivo: il libro si scuce, si smonta, si lava poi si rattoppa, si ricuce e si rilega» commenta Gisella Guasti, che dirige il laboratorio dal 1995. «Per questo, sapendo quanto può essere distruttivo il restauro, cerchiamo di puntare sulla prevenzione, attraverso un piano che spiega cosa fare prima ma che prevede anche l’insegnamento delle azioni corrette da compiere per il dopo».

Ivana Zuliani
09 gennaio 2012

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